lunedì 6 maggio 2024

Taste of India 1

 

polvere gialla

la folla si scatena -

è pura gioia



domenica 5 maggio 2024

India 24 - Shimla

Shimla - Himachal Pradesh - India - marzo 2024

 

L'Himachal Pradesh comincia dove la pianura finisce. E' uno stato recente, nato dopo la spartizione, quando l'India prese un nuovo aspetto, quello di una nazione moderna nata sulle ceneri di un passato coloniale fatto di piccoli principati, in questo caso ha riunito 28 raja locali. La terra si alza a poco a poco, in fascie collinari scoscese e fatte di terra franosa e contorta, coperte di boschi selvatici e mai curati che salgono sempre più in alto mentre sullo sfondo, ancora lontani, intravedi monti che mostrano teste coperte di bianco come grandi vecchi che cercano di emergere dalla terra. In un attimo siamo a mille metri e già sent il cambiare della temperatura, smette quel senso di oppressione calda e soffocante della piana che pure ancora non è infiammata dal sole dell'estate incipiente che per tre mesi ancora aspetterà l'arrivo salvifico del monsone per placare la sua sete e l'arsura che divorerà i campi. Anche qui senti il bisogno di acqua, ma gli sterpi secchi del sottobosco, non la reclamano assetati, per non morire definitivamente, ma sembano stare lì a resistere, come abituati a soffrire, temendo poi l'arrivo di un tempo in cui il troppo arriverà comunque a distruggere, a portare via, a tirare a valle tutto il possibile in profluvio di frane, terra e macerie di ogni tipo, devastando strade e e villaggi. 

Le strade infatti si sono rimpicciolite, come a nascondersi tra i rilievi, prendendo direzioni scoscese e nascoste, in curve e controcurve strettissime che salgono ad ogni tourniquet, fermandosi e sprofondando di tanto in tanto, quando il mltempo del monsone passato hanno compoiuto già il loro lavoro di scavare la montagna per riempire i fondovalle e lasciare unghiate di terra e fango nella foresta che non è riuscita a resistere a tanta violenza. E' Shiva il distruttore che compie la sua opera, ci sarà tempo poi per la rinascita successiva. I villaggi sono piccoli e dispersi per il monte, i piccoli campi coltivati e le terrazze, spesso abbandonate, sono sparse per i boschi nei punti meno grami e difficili da gestire. Rari gruppi di animali dispersi per la foresta a brucare il necessario. Uomini pochi, come se questa terra non amasse troppo di essere popolata come le piane della valle infinite e prolifiche di genti e di popoli. Intanto si sale ancora ed i pendii si fanno sempre più ripidi, le foreste più verdi, i rii che ne discendono più ricchi di acque che scrosciano e formano cascatelle di  monte. Un paesaggio inconsueto per l'India a cui siamo abituati e che poco risponde al nostro immaginario. 

Quando raggiungiamo i punti più alti di quelli che potremmo considerare uno sbarramento di monti che anticipa quelle vere, più a nord e che ancora lontane, anticipano la severità e le altezze di quell'Himalaya che corona a nord il subcontinente, siamo già a 2000 metri, l'aria si è mutata in una corrente frizzantina, il sole forte pizzica la pelle. La strada sempre tortuosissima corre spesso sulle creste passando da un versante a quello successivo, dominando un paesaggio bello e completamente diverso dal solito. Adesso è punteggiato di case, raccolte in minuscoli gruppetti o isolate ai margini di radure coronate da alberi sempre più alti tra i quali adesso indovini anche conifere diverse che ti confermano l'altitudine. Le case hanno un'apparenza più nuova e moderna, non più capanne o abitazioni malandate di campagna, ma case vere, moderne, con qualche pretesa e con i tetti ondulati rosso vivo o verde smeraldo, che incrociano sesti acuti e forme che richiamano un passato recente. Questo, come gli altri luoghi pedemontani dell'India, erano consueti a tutti gli anglosassoni che avevano scelto le Indie come loro zona di speranza o di esilio a seconda dei casi, come aree dove sfuggire al clima insopportabile per le loro candide e delicate epidermidi, e trascorrervi le torride estati. 

Ci fermiamo lungo la strada ad un baracchino tra i tanti che vendono un po' di tutto, su uno sperone roccioso che guarda la valle, Prendo qualche pacchettino di biscotti al cocco, buoni peraltro e le solite banane che tamponano le ferite dello stomaco. un paio di randagi piatiscono qualcosa con occhi cisposi e disperati. Ottengono ascolto e poi riprendiamo la via. Quando arriviamo in vista di Shimla, la capitale dello stato, ci si apre davanti una serie di valloni completamente ricoperti di case affastellate le une alle altre, che li foderano completamente per centinaia di metri. L'aspetto è molto simile agli abitati di Darjeeling o di Gangtok nel Sikkim indiano, che lo scopo di questi insediamenti era lo stesso, il trovare una temperatura sopportabile nel tempo in cui c'erano solo i ventilatori appesi al soffitto a muovere l'aria spessa e quasi oleosa e l'aria condizionata non era ancora stata inventata. Tuttavia, anche se i tempi sono cambiati sembra che il costume di considerare questi luoghi come meta di villeggiatura estiva, sia assolutamente persistente, anzi sia diventata una vera e propria moda per la sterminata massa della classe media che avanza nella società indiana. 

Quindi ecco che questa è diventata meta per le vacanze e lo testimoniano le centinaia di insegne di alberghi di ogni classe, molti anche nuovissimi. Il traffico poi, anche qui è quasi insostenibile, su strade progettate e costruite quasi all'inizio del secolo scorso si affollano un numero di auto che blocca tutto per ore. Così i 120 chilometri che dovevamo percorrere in massimo tre ore, sono diventate quasi cinque e ci rimane quindi solo il pomeriggio per dare un'occhiata alla cittadina e alla sua architettura coloniale. Questo comunque è un luogo che mette alla prova i camminatori che non siano in buona forma fisica. Intanto la disposizione a saliscendi della città ti mette davanti ad una infinita serie di scale, scalette, salite e successive discese, e poi bisogna sempre considerare i famigerati 2000 metri che tagliano il fiato e le gambe al tempo stesso. Comunque facciamo prima un bel giro nel cosidddetto Mall, la via centrale dove si dispiega il solito bazar che offre ai turisti tutto l'armamentario di materiali per turisti che qui mostra soprattutto una grande varietà di calde sciarpe, pashmine e cappelli con cui difendersi dalle temperature rigide dell'inverno appena finito. Al centro del corso, il cosiddetto Ridge, la larga piazza con le due balconate che offrono una vista spettacolare dai due lati della montagna, con le case a perdita d'occhio che scendono dai due lati verso le valli. 

In fondo la sagoma alta e nera della cattedrale protestante che domina la piazza, Poi proseguiamo ancora salendo verso l'alto fino alla partenza della funivia che sale fino alla cima retrostante, qualche centinaio di metri più in su, dove sorge una gigantesca statua del dio scimmia Hanuman, che corona il tempio a protezione della città sottostante. Il palazzo da cui partono le gondole, ha bel 13 piani che per fortuna si percorrono in ascensore, prendiamo dunque il biglietto per salire, ma non è disponibile, anche se non si capisce bene perchè, quello per scendere, per cui torneremo a piedi, va beh, in discesa per lo meno la fatica sarà più sopportabile. La salita comunque è l'ultima della giornata, con noi c'è una famigliola del Kerala, la moglie è terrorizzata e non butta l'occhio fuori, mentre il bambino è eccitatisismo. Arriviamo su ai 2400 metri e la imponente statua dorata del Dio torreggia sopra di noi apparendo ancor più colossale di quanto non sembrava dal basso. C'è ancora un sacco di gente che girola attraverso le terrazze che circondano il tempio e si affacciano sulla valle. Il panorama è davvero spettacolare, sullo sfondo ancora lontane le cime dell'Himalaya fanno da corona. Quando è ora di scendere, la prendiamo dolce, ma la discesa è talmente ripida che tra scalinata e ripidità della strada asfaltata non sai cosa scegliere ed alla fine hai le ginocchia sfiancate dallo sforzo e dalla tensione. Un ultimo giro in città per fare il pieno di sciarpe poi torniamo in hotel considerando la giornata comunque conclusa. 

Il mall

SURVIVAL KIT

Hotel Surya- Centrale dietro il tunnel, si raggiunge facilmente a piedi la Mall Road ed il resto del centro. 3 stelle, di buono standard. Camere grandi, pulite, TV, niente frigo, free wifi in camera. Bagno adeguato, personale gentile. Ristorante sul tetto. Posizionato contro la collina, per cui per andare in città si esce e si rientra dall'8° piano. La doppia, King bed, colazione comprese, 2800 R che raddoppiano in alta stagione.

Shimla - Capitale dello stato dell'Himachal pradesh, molto praticata dagli inglesi per le vacanze durante la stagione estiva, tradizione che continua ancora oggi per la classe media indiana per vacanze e viaggi di nozze, presenta un aspetto coloniale inglese molto spiccato. Da vedere - La Mall road, la via centrale coi negozi, il bazar e the Ridge, la terrazza sulla valle. Il tempio Jakhu, dedicato ad Hanuman sulla cima della montagna adiacente, a 2400 metri a cui si accede con la funivia, con bellissimi panorami tutto attorno. La cattedrale di Christ Church, costruita nel 1857 in stile neogotico, la seconda più antica dell'India del nord, che presiede a molte attività culturali. Poi se avrete tempo potrete fare un giro sul trenino cremagliera che congiunge la città a Kalka, un toy train che consente di fare un breve viaggio di altri tempi tra panorami straordinari sulla valle. Purtroppo della ferrovia rimane poco meno di un chilometro, ma rappresenta comunque un viaggio nel passato, tanto che era definita come una delle più belle ferrovie del mondo, una chicca per gli amanti dei treni! Infine il Viceroy lodge, la chicca della città, uno straordinario palazzo sede del vicerè, mantenuto in ottime condizioni coni suoi saloni di rappresentanza ed i magnifici giardini sulla valle. Rimane ancora appena fuori città un piccolo cimitero, dove perdersi tra le tombe abbandonate.

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23 -

venerdì 3 maggio 2024

India 23 - La grande fiera

Hola Moohalla - Anandpur Sahib - Punjab - India - marzo 2024



Scendiamo tra la folla che circonda il tempio. Fuori c'è una gran festa popolare con tutta l'area piena di banchi di ogni tipo, come se si stesse svolgendo la classica fiera di paese, soltanto moltiplicata per dieci, cento volte. In una parte lontana capisci anche che c'è istallato un grande luna park, segnalato dalla presenza di una specie di artigianale ruota panoramica che gira vorticosamente. La differenza è data dal fatto che continuamente passano drappelli di sikh bardati completamente di blu in processione che si dirigono verso punti di raggruppamento, intonando inni sacri con grande compunzione. L'atmosfera è molto festosa, ma io non riesco a cancellare l'esperienza avuta poco prima, nelle viscere del tempio, quando, a causa della necessità, essendo partiti dall'albergo da molte ore, ho dovuto usufruire dei bagni del tempio stesso, privo di scarpe e calze. Ho tentato di resistere fino all'ultimo sperando in una soluzione migliore o quantomeno accettabile, ma alla fine la carne ha dovuto cedere al bisogno e, utilizzando le migliori tecniche di meditazione apprese in tanti anni di discipline orientali, la mente rivolta ad un punto interiore ed astratto, ho percorso l'affollato corridoio, estraniando i sensi, udito e odorato, ma soprattutto il tatto, cercando di porre i piedi nei punti del pavimento meno scivolosi, essendo questo ricoperto di un materiale indecifrabilmente fangoso. 

Ho così effettuato l'operazione al meglio, mentre mi rivolgevo dentro di me agli dei di un'empireo fatto di vapori di essenze profumate e suoni d'arpa che mi facesse dimenticare quanto mi circondava. Anche questa un'esperienza che tuttavia fatica a cancellarsi, soprattutto al momento di ritrovare le calzature. Ma suvvia, non facciamo troppo gli schizzinosi, questo è il paese che amiamo, dunque avanti per questa strada che la sera è ancora lontana. Arriviamo finalmente in un grande prato attrezzato per gli spettacoli del pomeriggio e della sera. Ancora grandi tende sotto i quali si distribuisce il cibo comunitario e un grande palco davanti ad una specie di arena costruita con gradinate provvisorie dove tra un'oretta si alterneranno gli spettacoli previsti. Sotto il tendone, ci ripariamo dal sole che sta diventando rovente, dato che anche la temperatura esterna si fa pesante nel pomeriggio, figuratevi all'interno dove anche i fuochi sotto le gigantesche marmitte scaldano a più non posso. Diventiamo subito il centro di attrazione, prima di ragazzini e poi di intere famigliole che vogliono sapere tutto di noi, visto che non ci sono altri occidentali da bersagliare di domande. Io sono subito circondato da ragazzini che sono incuriositi dai miei occhiali da collo, che sembrano rotti e che poi come per magia si insaldano se uniti davanti. 

Uno, che avrà una decina d'anni fa da traduttore, parlando un ottimo inglese e sembra assolutamente molto più smagato degli altri. E' un bambino ricco, certamente, che arriva da qualche college esclusivo, visto come è vestito, porta similrayban scuri appoggiati al naso, come un attore di Bollywood e sembra mal sopportare la pressione degli altri ragazzini, che fanno domande, forse a suo parere troppo ingenue. Poi se ne va, con l'aria del capobranco infastidito, seguito dal gruppetto di seguaci verso i palchi dove tra un po' lo spettacolo comincerà. Andiamo anche noi a prendere un posto in buona posizione perché la folla comincia ad accalcarsi. Lo spettacolo durerà fino a tarda sera e sarà un seguito di esibizioni di arti marziali eseguite da allievi e da maestri che si alterneranno via via. L'arte marziale dei sikh si chiama Gatka e comprende l'uso di una grande serie di armi tradizionali, che vengono utilizzate soprattutto per svolgere esercizi individuali, che hanno molti punti in comune con i kata giapponesi o le forme delle varie tecniche cinesi, dallo shaolin a tutte le diverse scuole di kung fu, dalle discipline cosiddette esterne a quelle interne. Oltre a ciò esiste anche una vera e propria tecnica di combattimento che si esegue con bastoni flessibili che simulano le scimitarre con l'uso di protezioni sul corpo e sulle braccia, incluso un piccolo scudo di legno ed un robusto casco protettivo per il capo. 

Questi combattimenti, a simiglianza del kendo giapponese, sono gare con arbitri che segnalano i vari punteggi e proclamano alla fine un vincitore. Oggi si alternano sul palco molte scuole locali. Una alla volta si presentano in processione attraversando l'arena, con le insegne levate su alti labari e nel costume proprio della scuola, poi, dopo il riscaldamento gli allievi appoggiano a terra tutte le armi della tradizione, che vanno dai diversi bastoni snodati, alle mazze di ogni foggia e peso, spade e scimitarre e anche molti strumenti di difficile interpretazione. Poi ad una ad una queste vengono raccolte da uno studente evidentemente specialista nell'uso e viene esegita una forma che ne illustra le peculiarità di maneggio e le potenzialità offensive. Non ci sono dubbi che in questo modo vengono messe in luce le doti acrobatiche oltre che ginniche dei vari atleti che si alternano e che in effetti si dimostrano davvero bravi. Il pubblico apprezza molto, in particolare gli anziani, che commentano le varie performances lisciandosi le lunghe barbe bianche, Tra l'uno e l'altri si svolgono poi i combattimenti tra le scuole. Qui la folla partecipa ancora maggiormente, ma non sembra mai contestare i giudizi che man mano i tre giudici assisi ai lati del quadrato dove i due contendenti di volta in volta si scambiano i colpi di santa ragione, assegnano alzando le bandierine rosse o bianche che segnalano la correttezza del colpo andato a segno o meno. 

Al termine dei tre minuti regolamentari viene designato il vincitore e si prosegue così ad eliminazione diretta, tra gli applausi dei presenti. Il Gatka ha caratteristiche decisamente comuni a tutte le discipline marziali dell'Oriente ed in particolare prevede che, come queste, l'attività fisica abbia anche se non soprattutto, finalità spirituali, quindi un allenamento del corpo per avere un completo controllo sulla mente, cosa che deve avere una ricaduta sul modo di vivere e di affrontare le sfide che si presentano ogni giorno. Insomma un miglioramento di se stessi, che comprende anche la correttezza, il coraggio, la disciplina e la connessione con il proprio io interiore. Così migliorando con l'attività fisica il livello di concentrazione e di consapevolezza, si riesce a focalizzare l'attenzione mentale in ogni alra attività dell'esistenza, con benefiche ricadute sulla vita di tutti i giorni. Comunque per chi come me si è sempre interessato di questi temi, lo spettacolo è molto piacevole. Certamente di tanto in  tanto, le scuole si alternano sul palco con lunghe e coreografiche processioni e anche lo spettacolo ne guadagna. Tuttavia di quando in quando ecco arrivare un drappello di facce da politico, che come potete immaginare, sono assolutamente uguali in tutto il mondo e che viene accolto con grandi onori e corone di fiori. 

Si dispongono sul palco e dopo una distribuzione acconcia di targhe e premi vari, fanno il loro discorso, sempre uguali, sempre dalle tonalità ammalianti, par di sentirne il significato, sicuramente acchiappavoti, anche se non capisci la lingua, a dimostrazione che certi iconici stilemi non differiscono mai anche in paesi di cultura e abitudini così diverse tra di loro. Finite le classiche invocazioni Vota Antonio, Vota Antonio, che si riconoscono sempre per la veemenza o per i toni sapientemente melliflui, se ne vanno tra gli applausi dei clientes e dei sostenitori che li seguono tra la folla, mentre il pubblico in generale sembra sopportare appena la situazione e si consola pensando che adesso lo spettacolo ricomincerà. Vedo in giro molti fotografi professionisti che si aggirano come lupi tra il pubblico e non si contano i droni che volteggianno in cielo. I tempi cambiano insomma. Quando il sole comincia a scendere ce ne andiamo convinti dal fatto che se non anticipiamo almeno di poco la coda che uscirà dalla città, non riusciremo a raggiungere il nostro hotel prima di mezzanotte. Incrociamo un gruppo di armati a cavallo che brandiscono lance e bandiere, la loro fierezza non è solamente una affettazione di facciata, senti spirare un orgoglio assoluti, apprezzato dai molti che li applaudono al passaggio. 

Certamente sarebbe stato bello rimanere qui in città tutta la notte per seguire i tanti punti dove si svolgono altri festeggiamenti, davanti agli altri templi della città e sulle rive del fiume dove ci sono anche gare di tiro con l'arco e forse, vere e proprie battaglie a cavallo. Ma noi, imprigionati in una folla strabocchevole, ci facciamo il lungo tratto di strada che porta al parcheggio dove è rimasta la nostra auto e anche questo cammino fa parte dello spettacolo. Per fortuna a quest'ora della sera i colori nelle mani dei vari ragazzotti, si sono esauriti, assieme forse ai bollori del mattino, infatti arriviamo all'auto indenni ed riusciamo ad evitare di dover buttare un altro set di vestiti. Lungo la strada ecco un altro degli spettacoli tristi che questo paese ogni tanto ti pbbliga a guardare. Su quattro pali di legno malamente ritti ed incrociati, è stesa una corda ad un paio di metri di altezza. Su questa, una ragazzina, con in mano un bastone di equilibrio esercita le proprie doti di funambola camminando in avanti ed indietro, mantenendo in precario equilibrio sulla testa tre vasi di coccio sovrapposti. Si ferma di tanto in tanto e per aumentare la difficoltà di esercizio ondeggia di lato, mantenedo il resto del corpo in posizione perfetta al centro. Poi avanza lentamente. Il suo sguardo è di una tristezza assoluta. Dietro di lei, un figuro dallo sguardo piuttosto truce suona uno zufolo con una nenia che vorrebbe essere ammaliatrice. 

Avanti, una sorta di mammana grassa e sudicia, corre qua e là stimolando la folla che passa senza fermarsi, a depositare qualche rupia nel cesto che mostra con fare ammiccante. Ne ho viste diverse di queste scene, sempre uguali, solo la ragazza cambiava, a volte additrittura bambine di non più di cinque anni, più piccole sono più muovono a pietà, così almeno pare e la gente ama sgravarsi la coscienza, sperando in benemerenze da sfruttare nelle prossime vite. E bene si sa che si tratta di bambini venduti da genitori poverissimi che vogliono solo liberarsi di una bocca da sfamare, specie se femmina, bisognosa un giorno di una qualche forma di dote e che in questo modo rimarranno schiave per tutta la vita e spesso, cresciute, condannate ad un destino ancora peggiore. Intanto un ragazzo dal turbante rosa acceso ci accompagna per un tratto, stupito dal nostro interesse per le tradizioni locali. Vorrebbe ad ogni costo che andassimo con lui a casa sua a conoscere la sua famiglia, fermandoci a cena. Gli spiego la nostra necessità di rientro e lui ci saluta infine, con un sorriso disarmante. Così tante facce ti propone questo paese! Quando arriviamo alla nostra auto è ormai buio, ma riusciamo a filare via, quando il traffico ancora si muove, seppure lentamente. A casa mi attende prima di tutto, una attenta e congrua disinfezione dei piedi, resa necessaria dall'andamento della faticosa gornata. Anil ci lascia alla deviazione che si stacca dall'autostrada. Va a prendere il bus notturno che lo riporterà ad Amritsar.  Anche la vita della guida non è riposante. 



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giovedì 2 maggio 2024

India 22 - L'Hola Mohalla si scatena

Hola Mohalla - Anandpur Sahib - Punjab - India - marzo 2024


Anche la colazione in una residenza antica diventa un piacere in se stessa, gli stessi avventori che ti circondano, invece di essere turisti che seguono il loro svogliato tour, diventano occasione di scambio di esperienze e di informazioni come era un tempo tra viaggiatori che si incrociavano sulle rotte dei grandi viaggi attorno al mondo. Ci sono due australiani vicini a noi che periodicamente vengono in India in cerca di immagini e di emozioni, penso. Uno è un fotografo professionista e la sua presenza all'Hola Mohalla, ci fa chiaramente intendere la portata anche fotogenica della manifestazione e l'altro lo accompagna per viverne le emozioni. Hanno lasciato a casa le mogli, evidentemente stanche di seguire le mattane giovanilistiche dei loro compagni e così eccoli qua, in una toccata e fuga molto simile alla nostra. E' gente che come me subisce il fascino dell'avvenimento in sé e di quello che comporta in termini di substrato culturale, importante se cerchi di capire qual è il sentore di un popolo, di un paese, quando poi è di importanza capitale per il mondo, viste le dimensioni ed il numero. A mio parere bisogna interessansene comunque, cercare di capire cosa c'è alla base dello stato più popoloso del mondo e che si avvia a diventare la terza forza economica mondiale. Non stiamo parlando dello Swaziland, senza offesa per nessuno. 

Oltretutto qui siamo in presenza di una democrazia formalmente ineccepibile, ma strana, diciamo pure anomala sotto molti punti di vista, che al momento non può neppure essere confusa con le varie democrature che man mano vanno aumentando di numero in tutto il mondo, ma che contiene al suo interno pulsioni autoritarie non trascurabili, visto che la sua politica appare sempre più condizionata da elementi religiosi, a mio parere uno dei grandi pericoli identitari sempre in agguato. Ma questo è un discorso lungo e difficile, al momento noi invece siamo qui per investigare sulle espressioni esteriori di quella che rimane pur sempre una minoranza, anche se in questo stato, e ricordiamo sempre che l'India è uno stato federale, si tratta di una maggioranza sostanziosa che mantiene un controllo anche politico piuttosto concreto. Dunque salutati gli amici australiani, si parte per la città, considerando almeno una oretta di strada per percorrere la trentina di chilometri che ci separano dalla città, all'interno della quale si scatena il festival. Tutta l'autostrada è gremita di mezzi imbandierati che si dirigono verso la città e già questo è uno spettacolo, perché non solamente auto e moto addobbate si stanno muovendo all'unisono, ma soprattutto bus stracolmi, camion e trattori, con enormi rimorchi attrezzati per trasportare gente ed evidentemente dare anche a loro ricovero per la notte, almeno al vedere i cassoni pieni di coperte dove un gran numero di persone sonnecchia e trascorre le molte ore di viaggio che evidentemente hanno passato al partire dai loro villaggi, forse nel cuore della notte o il giorno prima. 

Man mano che ci avviciniamo al centro cittadino, superando la periferia, la coda si fa più lenta fino a fermarsi del tutto e comprendiamo che questa festa è comunque anche un proseguiento dell'holi, a dimostrazione che questa rimane comunque una festa indiana interreligiosa e che tutta la componente non sikh della popolazione festeggia mischiandosi con gli altri. Infatti la banchina centrale che separa le corsie autostradali e che in città è diventata una siepe di divisione, si è affollata di ragazzi muniti come al solito dei famigerati sacchetti di polveri colorate che bombardano i passanti, obbligati dalla coda delle auto a rimanere fermi sulla strada. Quelli dei trattori rispondono per le rime e la battaglia ha qui le caratteristiche già viste nei giorni precedenti. Noi teniamo i finestrini ben chiusi e le bordate che arrivano di tanto in tanto si frangono sui finestrini dando anche alla nostra auto quel tono arcobaleno che fa tanto partecipazione a qualche Pride. Anche i tergicristalli fanno una certa fatica a mantenere la visibilità per procedere. Quando capiamo che la strada è definitivamente bloccata e le ore di viaggio sono ormai diventate due, scendiamo e seguiamo il nostro Roshan, che fende la folla facendo attenzione a quello che capita intorno e non perderci tra la gente che procede verso il tempio principale. 

Bisogna tuttavia sempre avere presente che siamo in una cittadina di meno di 15.000 abitanti che in questa settimana ne ospita al contrario, diversi milioni. Questo evidentemente crea una serie di problemi logistici non facilmente risolvibili. In realtà attorno alla città sorgono attendamenti sconfinati e moltissimi partecipanti, risolvono le notti all'interno dei templi o direttamente nei cassoni dei mezzi con i quali sono arrivati fin qua. In ogni caso i pochissimi alberghi in città sono presi d'assalto molti mesi prima e per questa settimana i prezzi triplicano o peggio. Ecco il motivo per il quale siamo stati costretti a scegliere una soluzione alternativa, molto fuori. La città sorge sul fiume Sutley, il maggiore dei cinque che bagnano il Punjab è fu fondata proprio dagli ultimi Guru viventi, che all'inizio del 1700 si opposero con le armi all'oppressione Moghul, da parte del feroce Aurangzeb, che non accettava lo svilupparsi di questa religione, tradotta poi in potere politico. Da qui e dalle due grandi battaglie con relativo assedio della città, svoltesi nel 1700 e nel 1705, nacque la tradizione guerriera di questa religione, negli intenti iniziali assolutamente pacificatrice e che rifiuta le differenze e le discriminazioni. Durante l'ultima battaglia infatti furano catturati e bruciati vivi i figli di Guru Gobind, il decimo e ultimo guru in persona, che fuggì con l'esercito dei suoi fedeli sulle montagne continuando la lotta. 

Dopo di lui allora si decise che non ci sarebbero stati più Guru umani a rappresentare la testa religiosa del movimento, ma solo il libro sacro, poi conservato nel tempio d'Oro. Da qui nasce la tradizione dell'Hola Mohalla, nella quale si ricorda la necessità dell'espressione guerriera di questo popolo, che ogni anno si stringe attorno ai suoi simboli proprio qui ad Anandpur e soprattuttuo nel suo grande tempio. Durante questo periodo si svolgono molte cerimonie e processioni che percorrono la città e la spianata lungo il fiume dando luogo a spettacoli ed esibizioni di finte battaglie, di lotte nelle varie arti marziali tradizionali e di maneggio delle armi, che sono nella realtà simboliche. Noi seguiamo il fiume di gente che sale lungo la leggera salita. Si fatica come sempre a procedere e quandp arriviamo in cima alla scalinata che conduce all'ingresso della costruzione centrale, vediamo subito che ci toccherebbero due ore di coda pressati nella calca per riuscire ad entrare nel sacello templare. E' destino che che questa parte più mistica della vita templare, ci venga di nuovo inibita. Ma tutto intorno la vita è comunque di grande interesse. Personaggi di ogni tipo, soprattutto i guerrieri della fede, vestiti ocmpletamente di blu con i grandi turbanti e le lance di ordinanza, girano ovunque fungendo anche da servizio d'ordine. 

I ragazzini poi sono molto coreografici, non avendo ancora diritto a calzare il turbante ma solo la stoffa che avvolge la chioma di capelli che non possono mai tagliare. Qualcuno già si addestra ai combattimenti rituali maneggiando lunghi bastoni. Ma la parte decisamente interessante è la discesa nelle enormi viscere del tempio, che percorre diversi piani e conduce a colossalii sale dove sono ospitati gli spazi per le cucine e quelle per i pellegrini che 24 ore al giorno vengono qui, per consumare il Lantar, il pasto offerto a chiunque lo chieda. I volontari che partecipano a questa attività sono centinaia solo qui, ma analoga cosa viene preparata in ogni vicinanzia di tempio o dove viva una qualche collettività sikh. Al piano più basso ci sono larghi spazi dove arrivano le derrate, tonnellate e tonnellate di cipolle, cavolfiori, carote e ortaggi di ogni genere. Poi ci sono macchine per impastare la farina e preparare chapatti e nan e i colossali pentoloni dove continuamente ribolle il dhal. Non mancano neri padelloni ricolmi di olio che gorgoglia, dove in continuazione vengono scolati laddù, juleb e altri dolci. Incontriamo una coppia di anziani di Delhi. Sono ricchi mecenati che finanziano larga parte di questa kermesse, qui nel tempio e ogni anno vengono direttamente dalla capitale per sincerarsi che l'operazione si svolga nel migliore dei modi. 

Sono molto soddisfatti che noi ci interssiamo di capire come funziona tutto ciò e le sue motivazioni profonde. Visitiamo con loro diversi ambienti, poi, insistono a tutti i costi che ci fermiamo a condividere il cibo con la comunità, cosa che deve avere evidentemente un senso rituale che va molto al di là di togliersi la fame. Accanto alle cucine un enorme salone ospita centinaia di persone che sedute a terra in lunghe file, ognuno con un vassoio di alluminio, attende che i volontari sfilino davanti a loro, con grandi secchielli da cui verrà loro versata una mestolata di riso, da un successivo il dhal e poi passano quelli che forniscono i chapatti e le verdure e i dolci. Quando la gente si alza, altri passano a sparecchiare e a pulire. La rotazione delle persone è continua e almeno la metà di quelli che partecipano non è sikh, ma credo hindu o altro. Nel cortile adiacente è presente anche la piscina dove chi vuole può fare le sacre abluzioni, mentre molti riposano nelle parti più tranquille, anche perché diciamo la verità, c'è davvero una grande confusione. Noi siamo continuamente circondati di gente per le foto e per scambiare opinioni. Gli indiani sono molto curiosi e non esitano a fare domande personali, ma si vede che hanno molto piacere di constatare la presenza di stranieri interessati al loro modo di vivere e ci tengono a conoscere le nostre opinioni su quanto vediamo. L'esperienza è comunque decisamente  interessante. Poi con calma usciamo dal tempio e veniamo avvolti dalla folla, perdendoci nella gigantesca fiera che lo circonda.

SURVIVAL KIT

La folla al tempio

Anandpur Sahib - Città culla del sikhismo di circa 13.000 abitanti ai margini del Punjab, a circa 200 km ad est di Amritsar, al confine con l'Himachal Pradesh. Centro religioso importante e meta di pellegrinaggio durante l'Hola Mohalla la festa annuale che si svolge nel mese di marzo e che richiama Sikh da tutto il mondo. Conserva le vestigia di 5 forti e 10 importanti templi sikh, i Gurudwara, dove si svolgono le cerimonie religiose. Tra questi il più importante è il Gurudwara Takht Shri Keshgarh Sahib, una grande costruzione di marmo sulla collina dell'inizio del '900, dove si svolge principalmente il pellegrinaggio ed attorno al quale si dipana la festa.


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mercoledì 1 maggio 2024

India 21 - Ancora ad Amritsar

Al tempio d'oro - Amritsar - Punjab - India - Marzo 2024

 

Pellegrini

L'esperienza notturna all'interno del tempio d'oro non può lasciare indifferente nessuno. Ti segna per la sua bellezza intrinseca, la piacevolezza della folla e non sembri questo un ossimoro insensato, ma è la sensazione reale che ho avuto, il caleidoscopio di colori che ti rimarranno per sempre negli occhi, i suoni, che rimangono di sottofondo alla scena, un basso continuo che la rendono parte di uno stato d'animo toccandone le corde più segrete, stimolando i diaframmi come mantra tibetani. I costumi, sgargianti e bellissimi, le armi di parata inutili ad offendere, ma testimoni di una esibizione di orgoglio e di affermazione, i turbanti colorati che incorniciano maestose barbe e baffi curatissimi, i sorrisi che non mancano mai. Il contesto di fondo appare come assolutamente opposto alla tensione, pur festosa e goliardica, vissuta durante l'holi. Anche qui la folla è presente, ma non riesci ad avvertirla come oppressiva o addirittura in qualche caso pericolosa. Mi sono addormentato in pace con il mondo, gli occhi ancora pieni di pace e di bellezza e mi sono svegliato di nuovo pieno di desiderio di tornare là, comletamente consapevole questa volta, perché ormai so di cosa si tratta. Sono le 5:30 di mattina, è ancora buio. Scendiamo e di corsa via in tuktuk verso il tempio. Le strade sono ancora semideserte e di sicuro ci sarà ancora poca gente al tempio, così avremo di certo l'opportunità di attraversare il lungo ponte ed andare all'interno delle porte d'oro. 

In coda

Lascate le scarpe e attraversato l'ingresso, lo stupore ti prende alla gola, C'è ancora più gente di ieri e sno solo le sei del mattino. Chi ha dormito lì, i pellegrini possono venire ospitati per tre giorni consecutivi, si sta ancora alzando e provvedendo alle incombenze religiose del primo mattino. La coda infinita, che ieri notte occupava tutto il ponte, adesso con una serie di andirivieni continui, arriva addirittura quasi alle scalinate che scendono dall'ingresso principale. L'attesa si valuta in nove ore almeno. Un signore con una bella barba curatissima, che arriva fino dal Kerala, con tutta al sua famigliola, genitori compresi, mi assicura che durante le feste è sempre così e anche nei giorni normali, il tempo di attesa deve essere considerato in ore. Ma non importa, il tempio è ancora tutto illuminato e le dita rosate dell'aurora sfiorano l'acqua del lago sacro, che riflette i bagliori delle pareti dorate ed il bianco dei marmi scolèiti e istoriati. Alle sette si spengono le luci e tutto prende un altro aspetto, come le cupole sulla spianata delle moschee di Gerusalemme, risplendente di notte l'una e scura l'altra, e di opposto riflesso non appena sorge il sole. Qui il tempio si iscurisce e le sue pareti brillanti diventano più cupe come se all'oro si sostituisse il bronzo, ma senza tuttavia mutarne il valore interno. 

Il bagno sacro

Adesso che abbiamo superato l'impressione di stupore del primo irresistibile impatto, ti sembra di godere di più le scene che vedi, i panorami di sfondo, l'attenzione ai particolari preziosi. La gente intorno a te si fa materia viva e riempie gli spazi di intensità emotiva, cosa che accade generalmente in tutti i luoghi di fede, ma qui è condita da una scenografia magistrale. Torniamo indietro alle nove in tempo per un english breakfast così abbondante che ci ristorerà per quasi tutto il resto della giornata, che ancora una volta si preannuncia impegnativa. Dobbiamo infatti lasciare Amritsar per arrivare nella vicina Anandpur Sahib, la città dove da domani si scateneranno le manifestazioni dell'Hola Mohalla, la festa dei Sikh. Ma per la verità ad Amritsar ci sarebbe ancora molto da vedere e infatti prima di lasciare definitivamente la città, il nostro Anil, che ci ha preso in carico per questi tre giorni, vuole condurci per un breve giro in città. La passaggiata a piedi per la zona centrale ce la raffigura come una delle tante grandi metropoli indiane, sovraccarica di traffico e di gente. Attraverso una arco di mattoni passiamo nel grande bazar, pieno di negozietti e di merci che straboccano dalle aperture fino sui vicoli, restringendo i passaggi. 

Ovviamente come sempre, tutte le merceologie sono presenti, ma la parte del leone la fanno i tessuti coloratissimi e le confezioni, soprattutto i punjabi, la veste classica che prende appunto il nome dallo stato, costitita da una lunga casacca fino alle ginocchia e pantaloni in tinta, abbinati ad una lunga sciarpa che scende sulle spalle. La varietà di colori e disegni è talmente infinita che non riuscirai mai a vederne due uguali e questo caleidoscopio ti arricchirà la vista di ogni passeggiata tra i negozi. Passiamo poi un attimo dal giardino del Jallianwala Bagh, con le steli che ricordano il massacro di civili del 1919. Non c'è tempo purtroppo per  il museo della Partizione, che pur credo sarebbe di grande interesse per chi conosce poco queste vicende, ma che richiederebbe almeno un'ora e più per una visita approfondita ed entriamo finalmente nell'altro tempio memorabile della città, lo Shri Durgiana Mandir. Qui l'effetto straniante è notevole; al di là del fatto che il numero di fedeli e visitatori è infinitamente trascurabile se paragonato al suo vicino fratello concorrente, anche se ti sembra davvero di essere entrato in una copia di quanto hai già visto nella notte. Infatti tutto l'impianto architettonico rimanda al Tempio d'oro, gli ingressi maestosi, le spianate per arrivare ad un altro lago quadrato con la passerella che porta al tempio centrale, dalla identica struttura, anch'esso con la parte superiore e le cupole dorate e marmoree. 

Le porte d'argento

Il fatto che ci sia molta meno gente, ti consente dunque di arrivare questa volta finalmente fino alla costruzione centrale ed ammirare la caratteristica che lo rendono a sua volta diverso e unico. Infatti gli ingressi attraverso i quali si penetra nella parte più sacra del tempio, sono costituiti da immensi portali completamente ricoperte di lastre di argento, cosa che dà appunto il nome al tempio stesso, finemente sbalzate con sculture sacre che raccontano le storie di Durga, di Lakshmi e di Visnu, le tre divinità a cui il tempio è dedicato. Qui siamo in terra induista dunque e gli spazi degli adoratori della dea della Guerra, di quella della Ricchezza e del Protettore dell'universo, sceso più volte sulla terra per salvarlo attraverso i suoi Avatar (proprio da qui è nato questo appellativo sanscrito), una sorta di supereroi che tanto piacerebbero alla Marvel. Il tempio infatti è frequentato soprattutto da fedeli che si raccolgono attorno ai sacerdoti a pronunciare puje ed ogni tipo di offerte per ottenere risposte alle loro domande di grazia. Puoi fermarti a lungo ad ammirare i marmi intarsiati e le grandi figure d'argento che emergono come corpi vivi dalle grandi porte, anche qui sarai comunque avvolto da un senso di intensa spititualità che è comunque parte integrante di tutti i templi di questo paese, a qualunque religione appartengano.

Benedizione

Una sorta di panteismo globale che recita, non importa a quale Dio tu ti stia rivolgendo, l'importante è che tu creda e ti renda parte di un sistema codificato in cui troverai la tua password di accesso piegandoti e seguendo lo schema. Recuperiamo intanto le nostre scarpe, ce ne sono di cose su cui ragionare, ma l'aspetto religioso, rimane comunque il dato primario del subcontinente indiano e questo viaggio giustamente lo pone come il fil rouge che ne determina il racconto. Usciamo allora dalla città, dopo il solito rifornimento di banane, ad uno dei mille banchetti lungo la strada, ormai costituiscono la mia dieta scimmiesca di base, il trionfo del diabetico possiamo dire, ma che ci posso fare, se annuso bene, anche tra quelle bucce sento odor insopportabile di coriandolo. Ormai è evidente che sono condizionato. Intanto per arrivare ad Anandpur Sahib, al confine con lo stato dell'Himachal Pradesh, ci aspettano un paio di centinaia di chilometri e ci vuole tutto il pomeriggio, quattro o cinque belle orette, percorse sulla solita autostrada, di nome più che di fatto. In effetti più ti allontani dalle grandi metropoli e più tutto sembra campagna di una volta, con i lavori in corso che si perdono tra mucchi di terra e sacchi di cemento abbandonati sul bordo della strada, circondati da vacche in cerca di cibo. 

Meditazione

Poi superiamo la città che, già nelle strade di accesso delle periferie, si rivela subito come completamente intasata dalla folla che ci si riversa per il festival e anche qui tanto per cambiare, stiamo parlando di milioni di persone. Dovunque, lungo la strada, veniamo circondati da convogli di gente che procedono verso il luogo dei festeggiamenti, li riconosci ovviamente oltre che dai turbanti, anche dalle lunghe vesti blu, dalle armi rituali, lunghe lance o sciaboloni e soprattutto dalle aste, legate alle moto o ai parafanghi delle auto, che recano in cima le bandiere triangolari gialle o blu, distintive dell'appartenenza alla religione del Guru Nanak. Lungo la strada poi, dovunque sorga un tempietto sikh, anche piccolo, ecco che è sorto nelle immediate adiacenze, un grande spazio coperto da tende provvisorie, per svolgere il Lantar, la tradizione che prevede di nutrire gratuitamente chiunque si presenti a richiederlo, con una immensa massa di volontari, che si preoccupano di trovare chi finanzia le vettovaglie e che poi provvede a cucinarle nei colossali spazi approntati alla bisogna. Vedremo bene questo aspetto molto interessante nei prossimi giorni. 

Dalla terrazza
Intanto noi risaliamo la strada sulle colline che fungono da balconata sulla piana sottostante fino alla cittadina di Nalagarh, dove l'omonimo forte è stato trasformato in uno splendido Heritage Hotel che domina tutta la valle sottostante. Ti sembra evidentemente di essere un britannico in visita alle terre più lontane e recondite dell'impero, arrivato alla fortezza del maharaja che ti ospiterà per qualche giorno, per sfuggire ai calori estivi. Il sole scende a poco a poco sulla piana davanti a te, sotto le case piccole e bianche della cittadiana ai piedi delle mura. Puoi sederti sulle terrazze merlate e bere qualcosa dopo esserti scrollato dalla divisa la polvere della lunga strada percorsa. 

La piscina

Anche la temperatura è meno aggressiva e ti consente di rimanere lì a goderti il tramonto rosso fuoco, in attesa che i domestici vengano a chiamarti per la cena. I rumori della festa prossima ventura rimangono attututi, lontani, giù nella valle. Per te, corridoi e cortiletti nascosti che ospitano minuscoli giardini di siepi fiorite, cespugli di ibisco e bouganvillee colorate come le vesti trasparenti di baiadere dalle mani istoriate di henné, dagli occhi bistrati di khol e khajal, scalette nascoste percorse dai passi leggeri dei serventi che riempiono il ventre del palazzo. L'atmosfera è tutto nella vita, ravviva il sogno ed i pensieri lontani, poco importa se avrai una realtà fatta di vecchie serrature che chiudono male o rubinetti dalla tenuta approssimativa e la polvere dei decenni negli angoli. Quando sei circondato da mobili antichi, antiche foto alle pareti che raccontano delle persone che qui hanno vissuto tempi diversi, le camere suddivise in ambienti che un tempo prevedevano spazio per il thè, per le visite, per trascorrere il tempo nella lettura del giornale che arrivava dalla capitale, puoi accettare anche le piccole imperfezioni provocate dallo scorrere del tempo, incluso il wifi che non funziona, allora, intanto neppure se lo sarebbero immaginato. 

SURVIVAL KIT

Amritsar - Come potete immaginare la città non è solamente il tempio d'oro, ma ci sono molte altre cose da vedere se rimanete qui anche solamente un giorno in più. Oltre naturalmente alla cerimonia del confine e al tempio di Argento, di cui vi ho parlato, vi segnalo altre cose che potrebbero essere per voi interessanti. A chi è interessato alla storia , consiglierei di partire dal Jallianwala Bagh, un giardino memorial, appena dietro il tempio d'oro, che ricorda la strage del 1919 di oltre 1500 persone, che manifestavano pacificamente per la liberazione di prigionieri politici, da parte dell'esercito inglese, quando la lotta per l'indipendenza stava cominciando. Sono ancora ben visibili i fori delle pallottole sui muri dove la folla cercava di ripararsi. Poco lontano date un'occhiata alla Baba Atal Tover, bianca struttura architettonica ottagonale di nove piani per oltre 40 metri di altezza. Ancora storia nell'importante Museo della Partizione che racconta gli orrori di questa dolorosa pagina che ha coinvolti i due stati fratelli coltelli. C'è poi il forte di Gobingarh, che contiene 4 musei, tra cui quelli della Guerra e dei Turbanti e alla sera offre uno spettacolo di Suoni e luci e altri templi e giardini di minore importanza (in particolare il Mandir Mata Lal Devi, dedicato a Durga, una sorta di parco giochi in cui perdersi), oltre al, come sempre, interessante All Bazar, specializzato soprattutto in tessili, uno dei punti di forza dell'intero Punjab. 

Una terrazza

Fort Nalagarh Heritage Hotel - Nalagarh - Grande e suggestivo hotel ricavato dall'antico forte della città, restaurato e ridipinto di bianco e blu. E' tutto un insieme di spazi, scale, cortili e terrazze che incombono sulla vicina cittadina. Vista panoramica sulle Shivalik hills. Spettacolari tramonti dai grandi spazi merlati sui tetti della fortezza. Belle suite arredate con mobili ottocenteschi, foto d'epoca e spazi comuni ampi e affascinanti. Naturalmente la tipologia di soluzione non riesce a nascondere i piccoli difetti pratici connessi alle vecchie strutture di questo genere, la polverosità, l'aspetto comunque un po' trasandato e la scarsa efficienza di bagni e attrezzature, ma l'insieme è tuttavia molto particolare e gradevole e ti fa accettare senza problemi anche queste che possiamo definire piccole magagne. Stanze immense, con balconate sulla valle, bagni comunque accettabili e letti king. AC, TV, acqua e kit thè/caffè, tradizionali ventilatori a soffitto e al bisogno stufe, ma niente frigo e durante il nostro soggiorno niente wifi, anche se dichiarato esistente. Ampia piscina a disposizione e campo da tennis. Ristorante con cene a buffet. La doppia inclusa colazione da 40 a 60 € a seconda della stagionalità. Comunque sia un soggiorno molto particolare che a me piace molto per le sensazioni di altri tempi che riesce a regalare.


Sikh
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